Vasto
A due passi dagli orti rigogliosi, cui si alternano canneti, torrenti e valloni che degradano verso il mare, la scogliera vastese da Trave, Casarza e San Nicola fino a Canale e Vignola, è una magia di calette, rocce e ciottoli, una sequenza di vedute mozzafiato punteggiate dai “trabocchi”, le arcane macchine da pesca descritte anche dal D’Annunzio protese su mille sfumature di blu dell’Adriatico.
La costa abruzzese da Ortona a San Salvo è chiamata "Costa dei trabocchi" proprio perché le caratteristiche palafitte usate per la pesca con le reti sono una costante del paesaggio.
In località Canale, la bella spiaggia che si apre a ridosso delle sfumature del verde più intenso è delimitata da due trabocchi.
Osservandoli si ha l'impressione che debbano cedere al mare da un momento all’altro, protesi sugli scogli per mezzo di passerelle, o con la rete agganciata a lunghi bracci e a bilanciere per raggiungere senza barca punti dove l'acqua è più profonda e pescosa. Sono antichissime strutture che, pur nella loro fragilità, da centinaia di anni resistono alle intemperie, silenziose vedette sul mare.
Tuttora i trabocchi emanano un fascino particolare, un fascino d'altri tempi. Grazie alla loro bizzarra architettura accendono l'immaginazione e stimolano la curiosità. Secoli di vicende e intere vite di pescatori raccontano i loro pontili, dove intere famiglie passavano più tempo che nella loro stessa casa.
Oggi, il trabocco, simbolo e sintesi della vita e delle tradizioni di un popolo, diventa anche fonte di sviluppo per un turismo culturale.