Vasto
Entriamo a Vasto, imboccando, dalla SS 16 direzione sud, la prima uscita: è via Incoronata che ricalca l’antico percorso tratturale (sulla destra il Santuario di Maria SS Incoronata, edificato nel XVIII sec. sui resti della cappella dedicata a San Martino). Un mito vuole che all’estremità meridionale della costa abruzzese sbarcò, reduce da Troia, l’eroe greco Diomede e i figli dell’Ellade, esperti navigatori, la chiamarono Histìon (che riporta alla vela o al tessuto velico). E, come una vela arcuata dal vento, si distende lo splendido Golfo di Vasto, dalla base del suggestivo promontorio, su cui è arroccata la città, fino all’arenile di San Salvo, in vista della foce del fiume Trigno.
Un’altra leggenda ritiene che Aimone, compagno del re franco Pipino, dopo aver distrutto la città romana, sulla terra spopolata (guasto) ne edificò una nuova che si chiamò Vasto (o Guasto) d’Aimone; certo è che il condottiero Giacomo Caldora ricostruì a partire dal 1422 il vecchio fortilizio medioevale, potenziandolo.
Il Castello Caldoresco, oggi palazzo Palmieri, ci accoglie all’ingresso del centro storico, percorrendo Corso Mazzini, quindi Corso Garibaldi. Ammiriamo la pregevole fontana del 1629, collocata al centro di Piazza Barbacani, davanti al portale quattrocentesco del lato nord e saliamo il fianco est del castello.
Dove ora si apre Piazza Diomede, era l’accesso alla Città, Porta Castello, demolita nel 1828. Da qui, dominata dal bronzo del poeta e patriota Gabriele Rossetti, si allarga a stella l’omonima Piazza, occupando il sito dell’anfiteatro romano di Histonium, in cui si svolgevano spettacoli circensi e probabilmente combattimenti tra navi (naumachie).
Le vestigia romane sono visibili nei sotterranei di Palazzo Palmieri e nelle vetrine del negozio Scarano. L’acqua giungeva al circo dall’adiacente via delle Cisterne, nei pressi di Piazza Santa Chiara, e via Naumachia fiancheggia ancora oggi la facciata neoclassica della Chiesa dell’Addolorata, posta sul lato ovest della Piazza, all’antipode della torre di Bassano, struttura difensiva di epoca caldoresca. Il nome della Vergine è molto venerato a Vasto (tante sono le Maria Spina e le Maria Incoronata); alla Madonna sono intitolate numerose Chiese: di particolare pregio la vanvitelliana Chiesa del Carmine, dove si celebrava in slavo, e la Collegiata di Santa Maria Maggiore, in cui è conservata la sacra spina, che la fede vuole essere appartenuta alla corona di spine del Cristo, donata da Papa Pio V ai d’Avalos (rispettivamente poste alla sinistra e alla destra di Corso de Parma, 5 minuti di passeggiata).
A piedi da Piazza Diomede si percorre Corso de Parma, l’antica “Corsea degli scarpari, dei mercanti e dei merciaiuoli”, e si giunge a piazza Lucio Valerio Pudente, il poeta bambino, vincitore del Certamen Capitolino del 106 d.c., cuore della Vasto antica e profana. Qui si svolgevano sanguinosi combattimenti tra tori e cani e nel 1723 il Legato imperiale, Cesare Michelangelo d’Avalos, consegnò il Toson d’oro al Principe Colonna, evento annualmente rievocato con una bella manifestazione in costume.
Sulla Piazza osserviamo la medioevale facciata in pietra dura della Majella della cattedrale di San Giuseppe, e più in là il fronte cinquecentesco di palazzo d’Avalos. I bei giardini si distendono ai piedi della facciata meridionale, decorata con bifore ed elementi del tardo gotico, ed affacciano sul Golfo. Sul lato destro del cortile interno è il Civico museo archeologico, mentre ai piani superiori la Pinacoteca, con opere dei fratelli Palizzi, e l’interessante Museo del costume, intitolato a Vittoria Colonna, amica spirituale del Buonarroti.
Lasciandoci alle spalle il palazzo e la cattedrale, giungiamo a piazza del Popolo e da lì percorriamo la balconata di via Adriatica, ammirando a sinistra il portale romanico, resto della collegiata di San Pietro, eretta sulle rovine di un tempio dedicato a Cerere e demolita in conseguenza della frana del 1956. Arriviamo alla Chiesa di S. Antonio, ad unica navata, un tempo intitolata a San Francesco, da cui la tradizione vuole sia stata fondata. Al lato della facciata interamente in mattoni, si apre il Parco archeologico delle terme romane, sezione staccata del Museo Archeologico, che vanta preziosi mosaici con scene marine e mitologiche per una superficie complessiva di oltre 250 metri quadrati, i più importanti ed estesi della costa del medio Adriatico. Risalendo lungo corso Dante attraversiamo la zona spagnola, caratterizzata da palazzi gentilizi e chiusa dal borbonico teatro Rossetti, sito al termine di corso Plebiscito.
Si può quindi programmare una passeggiata al tramonto o notturna lungo la Loggia Amblingh. Il camminamento venne realizzato nel corso degli anni ’20 per proteggere il fronte orientale della Città dalla frana e, partendo dalla destra dei Giardini d’Avalos, arriva a piazza Santa Chiara. Qui sorgeva il Convento delle Clarisse e oggi piccoli produttori di frutta e verdura, allevatori di pollame, caseifici e salumifici dell’alto vastese e del Molise si ritrovano nel mercato coperto.